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IMPLANTOLOGIA

La terapia implantare è una tecnica chirurgica dedicata a sostituire elementi dentali mancanti. È una terapia il cui protocollo operativo è stato accettato dalla comunità scientifica e professionale internazionale a metà degli anni ottanta, definendola una pratica affidabile. Nonostante sia considerata la soluzione ideale per sostituire denti naturali mancanti o per rimpiazzare denti a prognosi incerta, merita delle considerazioni a parte in quanto anch’essa è gravata da una quota di insuccessi immediati e tardivi, da rischi chirurgici e da costi rilevanti.

Inserimento Impianti

In che cosa consiste?

È un intervento chirurgico che sostituisce una radice naturale con una vite artificiale, comunemente in titanio. Il trattamento risulta spesso di facile attuazione se le condizioni ossee lo permettono. Diventa più difficoltoso e tempisticamente più lungo quando la base che accoglie l’impianto risulta scarsa.

Cosa si ottiene con il trattamento chirurgico?

La finalità è quella di sostituire un dente perso con una nuova struttura protesica. Chiaramente dona nuova funzionalità masticatoria ed estetica.

Quanto tempo richiede?

La procedura ottimale è quella di attendere, una volta posizionata la vite, circa tre mesi. Questo tempo è necessario affinché si possa generare quel processo biologico chiamato osteointegrazione. Una volta terminata l’attesa si potrà provvedere al montaggio del dente. Le procedure possono essere realizzate anche in maniera più rapida, chirurgia e protesizzazione nella stessa seduta, è necessario però avere le condizioni migliori affinché non si realizzi un fallimento.

Cosa serve un impianto dentale?

Un impianto in titanio sostituisce una radice dentale irrecuperabile affinché si possa costruire al di sopra una corona.

Tutti i pazienti possono fare un impianto?

Se le condizioni di salute generale e orali risultano ottimali il paziente può considerarsi un ottimo candidato.

Quali radiografie sono necessarie per progettare un impianto?

Le radiografie endorali associate ad una radiografia tridimensionale  (CBCT) sono considerate necessarie per verificare quantità e qualità ossea.

La piorrea è un limite all’implantologia?

La parodontopatia conosciuta come piorrea sicuramente deve essere risolta, se così non fosse il rischio di fallimento risulta molto alto.

Quanto tempo deve passare dopo una estrazione della radice affinché possa essere inserito un impianto?

Il tempo utile affinché un sito infetto possa “sanificare” é di un mese. È chiaro che più si limita il tempo maggiori saranno i potenziali rischi di insuccesso.

L’impianto ha bisogno di manutenzione?

La risposta è si,  sottolineando per tutta la vita attraverso una corretta igiene domiciliare e professionale dal proprio dentista.

L‘impianto può fallire l’osteointegrazione?

È una condizione possibile, riscontrabile spesso nelle prime 8 settimane, meno frequente nel corso degli anni.

L‘osso mancante decreta l’impossibilità di inserimento dell’impianto?

È chiaro che il paziente ideale è colui che ha grandi volumi ossei, però materiali e tecniche chirurgiche possono riportare le strutture ossee a dimensioni ideali.

L’impianto si può ammalare?

Esiste una patologia che si chiama peri implantite che può minare la vita dell’impianto, se diagnosticata in tempi brevi ha buone possibilità di risoluzione anche se non esiste tutt’oggi un protocollo operativo che sancisca la riuscita del trattamento.

È doloroso inserire un impianto?

La procedura è così standardizzata che coadiuvata da anestesia e analgesici la rende un’operazione chirurgica “gentile ”

Quali sono i fattori di rischio?

  • Fumo
  • Diabete mellito scompensato
  • Chemioterapia antiblastica in atto
  • Assunzione di bifosfonati, usati nella terapia dell’osteoporosi, del morbo di Paget, ecc. (l’osteoporosi di per sé è stata considerata in passato un fattore di rischio significativo: i dati attualmente disponibili non autorizzano a considerare l’osteoporosi un fattore di rischio)
  • Morbo di Paget
  • Misurazione della lunghezza di lavoro ossia di ciascun canale presente (da un riferimento sulla corona fino all’apice radicolare) mediante una radiografia e un localizzatore elettronico d’apice (la dose di radiazione assorbita nell’esecuzione di una radiografia ad uso odontoiatrico è minima).
  • Immunodepressione
  • Parafunzioni (aggravano i problemi meccanici)
  • Aspettative non realistiche

Quali sono le controindicazioni locali alla terapia implantare?

  • Patologie dei mascellari
  • Malattie delle mucose
  • Parodontite non controllata
  • Spazio mesiodistale intercoronale e/o interradicolare inadeguato
  • Radioterapia recente
  • Volume osseo insufficiente e non incrementabile
  • Condizioni estreme di alta o bassa densità ossea
  • Igiene orale inadeguata
dottor Luca Giovinazzo - dentista Bolzaneto

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Rigenerazione Ossea

In che cosa consiste?

È un intervento che mira alla ricostruzione ossea affinché la vite possa essere totalmente circondata da osso. L’estrazione dentale e l’anatomia sfavorevole può influire negativamente sul riassorbimento osseo e le procedure per l’inserimento dell’impianto potrebbero risultare impossibili. Obbligatoriamente la strada percorribile è questa perché possa essere gestito il caso implantare.
Cosa si ottiene col trattamento chirurgico?
Una volta pianificata la diagnosi e l’idoneita del paziente è possibile avviare l’iter chirurgico. Con la chirurgia si ristabilisce l’altezza e lo spessore osseo. Le tecniche sono svariate per la rigenerazione ossea e preferibilmente nel nostro studio utilizziamo osso prelevato dal paziente stesso.

Quanto tempo richiede?

I tempi affinché l’osso maturi risultano dipendenti dalla tecnica utilizzata, generalmente si oscilla tempisticamente dai 4 mesi ai 10 mesi. In alcune circostanze quando l’osso da ricostruire è minimo si può generare ed inserire immediatamente l’impianto, invece caso contrario quando il deficit osseo è grande bisogna attendere l’avvenuta rigenerazione ossea.

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